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Patologie

Osteoartrosi

Osteoartrosi

di Apostolos Kontzias, MD, Stony Brook University School of Medicine – Ultima revisione/verifica completa mag 2020| Ultima modifica dei contenuti mag 2

L’osteoartrtrosi è una patologia cronica che causa danni alla cartilagine e ai tessuti circostanti ed è caratterizzata da dolore, rigidità e perdita della funzionalità.

  • L’artrosi dovuta a danni alla cartilagine e ai tessuti circostanti diventa molto comune con l’avanzare dell’età.
  • Il dolore, il gonfiore e la crescita ossea eccessiva sono comuni, così come la rigidità al risveglio o con la mancanza di attività, e scompare entro 30 minuti, in particolare quando si muove l’articolazione.
  • La diagnosi si basa sui sintomi e sull’esame radiografico.
  • Il trattamento include attività fisica e altre misure simili, farmaci che riducono il dolore e migliorano la funzione e, in caso di alterazioni molto gravi, la sostituzione dell’articolazione o un altro intervento chirurgico.

L’osteoartrosi, la patologia articolare più frequente, insorge spesso nei soggetti di età compresa fra i 40 e i 50 anni di età e, in certa misura, colpisce quasi tutti una volta raggiunti gli 80 anni di età. Prima dei 40 anni, i soggetti di sesso maschile hanno maggiori probabilità di sviluppare osteoartrite rispetto a quelli di sesso femminile, spesso a causa di traumi o deformità.

Molte persone mostrano segni di osteoartrosi alla radiografia (spesso al raggiungimento dei 40 anni), ma solo la metà di tali soggetti presenta dei sintomi. Tra i 40 e i 70 anni, le donne sviluppano la malattia più frequentemente degli uomini. Dopo i 70 anni, la patologia si sviluppa nella stessa misura in entrambi i sessi.

L’osteoartrosi è classificata come:

  • Primaria
  • Secondaria

Nell’osteoartrosi  primaria (o idiopatica) la causa non è nota (come nella grande maggioranza dei casi). L’osteoartrosi primaria può colpire più articolazioni o solo alcune, come il ginocchio.

Nell’osteoartrosi secondaria la causa è un’altra patologia o condizione, quali:

  • Un’infezione
  • Un’anomalia articolare che si è manifestata alla nascita
  • Una lesione
  • Una patologia metabolica, ad esempio un eccesso di ferro nell’organismo (emocromatosi) o di rame nel fegato (malattia di Wilson)
  • Una patologia che ha danneggiato la cartilagine dell’articolazione, ad esempio l’artrite reumatoide o la gotta

Alcuni soggetti che sollecitano ripetutamente un’articolazione o un gruppo di articolazioni, come i lavoratori delle fonderie, gli agricoltori, i minatori e i conducenti di autobus, sono particolarmente a rischio.

Il fattore di rischio principale per l’osteoartrosi del ginocchio deriva da attività che richiedono la flessione di questa articolazione. Dato curioso: la corsa su lunga distanza non aumenta il rischio di sviluppare questo disturbo.

Tuttavia, una volta sviluppatasi l’osteoartrosi, questo tipo di esercizio spesso la peggiora. L’obesità può svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’osteoartrosi , particolarmente del ginocchio e soprattutto nelle donne.

Esistono, ancora oggi, molti miti legati all’osteoartrosi. Ad esempio, alcuni ritengono che rappresenti una parte inevitabile dell’invecchiamento, come i capelli grigi e le alterazioni cutanee, che provochi una modesta invalidità e che il trattamento non sia efficace. 

L’osteoartrosi  diventa più comune con l’invecchiamento. Ad esempio, con l’invecchiamento si verifica quanto segue:

  • La cartilagine che riveste le articolazioni tende ad assottigliarsi.
  • Le superfici articolari non hanno più la stessa qualità di scorrimento l’una sull’altra rispetto a prima. 
  • L’articolazione può essere leggermente più suscettibile alle lesioni. 

Tuttavia, l’osteoartrosi  non è una parte inevitabile dell’invecchiamento. Non è causata semplicemente dall’usura che si verifica con anni di utilizzo dell’articolazione. Altri fattori possono includere lesioni singole o ripetute, movimenti anormali, disturbi metabolici, infezioni articolari o altre patologie articolari. 

Inoltre, l’osteoartrosi  causa comunemente disabilità con l’avanzare degli anni. 

Sono disponibili trattamenti efficaci, come farmaci per il dolore (analgesici), attività fisica e fisioterapia e, in alcuni casi, un intervento chirurgico.

Con l’invecchiamento sono comuni anche i danni ai legamenti. I legamenti, che tengono insieme le articolazioni, tendono a diventare meno elastici con il passare degli anni, irrigidendo le articolazioni. Questo cambiamento è il risultato di variazioni chimiche delle proteine che formano i legamenti. Di conseguenza, la maggior parte delle persone diventa meno flessibile quando invecchia.

I legamenti tendono a strapparsi con maggiore facilità e quando si strappano, guariscono più lentamente. Le persone più anziane devono svolgere l’attività fisica indicata da un istruttore o da un medico, in modo tale da evitare esercizi che possano lacerare i legamenti.

A volte il dolore causato dall’osteoartrosi  non può essere alleviato semplicemente con un analgesico come il paracetamolo. Possono rendersi necessari analgesici più potenti, come tramadolo o raramente oppiacei, ma i medici li prescrivono solo se necessario per evitare problemi legati agli effetti collaterali e alla possibile dipendenza.

Tuttavia, questi farmaci possono provocare confusione nelle persone anziane. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), da stendere sulla cute che ricopre l’articolazione colpita, possono essere un’opzione migliore per gli anziani. Vengono assorbiti meno FANS rispetto a quelli assunti per bocca, riducendo quindi il rischio di effetti collaterali.

Cause dell’OA 

Normalmente, la cartilagine riduce il livello di frizione nelle articolazioni e le protegge dagli effetti del tempo, anche dopo anni di uso normale o intenso oppure dopo un trauma. L’osteoartrosi  è causata, il più delle volte, da un danno ai tessuti. Nel tentativo di riparare un’articolazione danneggiata, nell’articolazione si accumulano sostanze chimiche che aumentano la produzione dei componenti della cartilagine, come il collagene (una proteina fibrosa robusta nel tessuto connettivo) e i proteoglicani (sostanze che forniscono resistenza).

In seguito, la cartilagine può gonfiarsi per ritenzione di liquidi, divenire morbida e, quindi, sviluppare lacerazioni superficiali. Si formano piccole cavità ossee sotto la cartilagine, con conseguente indebolimento dell’osso. 

Il tentativo di riparazione da parte dei tessuti può comportare neoformazione ossea e lo sviluppo di altri tessuti. L’osso può presentare un accrescimento eccessivo ai margini dell’articolazione, con protuberanze (osteofiti) visibili e palpabili. Infine, la superficie liscia e lucida della cartilagine diviene ruvida e scavata, cosicché l’articolazione non può più muoversi senza attrito né assorbire gli impatti.

Tutte le componenti dell’articolazione, ovvero osso, capsula articolare (tessuti che racchiudono la maggior parte delle articolazioni), tessuto sinoviale (tessuto che riveste la cavità articolare), tendini, legamenti e cartilagine, cedono in diversi modi, con conseguente alterazione della funzione articolare.

Sintomi dell’OA

In genere, i sintomi dell’osteoartrite si sviluppano gradualmente e colpiscono inizialmente una sola o poche articolazioni. Sono comunemente colpite le dita, la base del pollice, il collo, la parte bassa della schiena, l’alluce, l’anca e il ginocchio. 

Il primo sintomo è il dolore, spesso descritto come dolore profondo che, quando si presenta nelle articolazioni sotto carico, peggiora con le attività che comportano un carico (come lo stare in piedi). In alcuni soggetti, l’articolazione può essere rigida dopo il riposo notturno o dopo un periodo di inattività; comunque, questa rigidità, in genere, si riduce dopo 30 minuti, in particolare se si muove l’articolazione.

In caso di ulteriori sintomi, l’articolazione può diventare meno mobile e, alla fine, incapace di estendersi o flettersi completamente. La neoformazione ossea e di altro tessuto può ingrandire l’articolazione. Durante il movimento dell’articolazione le superfici cartilaginee irregolari causano attrito o scricchiolio sviluppando dolore.

Le formazioni ossee si sviluppano, in genere, nelle articolazioni più vicine alle punte delle dita (chiamate noduli di Heberden) o in quelle mediane (chiamate noduli di Bouchard).